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Luna, bambina morta. Io
digrignante, inala il fluido
di quel disfatto viso! Imbevi
gli occhi spugne di quel sangue!
Questo silenzio, assediante lattigine,
trasformalo in oracolo... Maschere
nude indossa il globo giallastro,
visione sterile incorniciata dal nero.
Nessun confine disegna la non vita, sotto
questo chiarore o rovina;
così altre facce stralunate si gonfiano,
palloni attratti dal tuo vaiolo pallido.
Perché alle ombre imponi il tuo deserto
mani disossate cieche annaspano.
La notte ha già scavato tane lutulente
in troppi cuori, notte che dissolve
le trame future della luce: protetta
dal manto, sussurra una verità incolore
nel vento, suo fiato di cane
randagio, sua perdizione.
E ancora il silenzio, la luna, il buio invasore. Altri
me stesso digrignano i denti, aguzzi
io licantropi; ma tace il satellite,
è uno spaventapasseri dimenticato
tra le nuvole. Ora so, - mentre carta fantasma fruscia
su panchine, transita il ventre d'uccello
del cielo. Non sono qui. Non sono mai nato.